L’eclettico cantautore, già vincitore del premio Lucio Battisti per la canzone d’autore di Molteno ed autore di altri originali brani legati a temi di attualità o del sociale (“La Terra della Pace”, “La Crisi” e “Generazione Covid”), ci porta questa volta nel “girone infernale” di multe e sanzioni, dal quale non si può che uscire sconfitti, se non addirittura folli.
L’artista ci racconta di “un uomo solo e al verde, con la sua giacca verde, chiuso in una stanza fatiscente, seduto ad una scrivania illuminata di verde, che apre delle buste verdi piene di multe e sanzioni così tante e varie da essere percepite come vere vessazioni...” E non a caso il verde stesso diventa un leitmotif, una sorta di chiave di lettura: si dice che esso sia il colore della speranza, il termine “green”, oggi, ha nell’immaginario collettivo una valenza positiva, sa di ecosostenibile, di politicamente corretto... Allora non si può che domandarsi se sia questa la “svolta green” tanto auspicata e se abbia a che fare con l’economia circolare; secondo il cantautore si tratta piuttosto di una “tassazione circolare a loop”, frutto di un sistema normativo e di controllo digitale talmente sovraccarico di regole e ancora anacronisticamente succube della burocrazia, tanto da rendere quasi impossibile l’adempimento stesso. Il risultato è quello di ritrovarsi a pagare delle somme smodate e irrazionalmente smisurate che, il più delle volte, sembrano “fatte per fottere soldi alla gente”. Regole su regole, sanzioni su sanzioni, tasse su tasse, multe su multe... E sempre troppo alte. La reazione non può che tradursi in un impeto di ribellione, di rabbia (del resto anche la bile è verde) unite ad una incredula esasperazione, tra le lacrime di disperazione e le folli risate di chi non può fare altro che prendersi gioco dell’assurda situazione, purtroppo piuttosto comune a molti (forse troppi) ed abbandonarsi alla totale rassegnazione. Ecco protagonista, l’uomo comune, secondo l’immaginario di Davide, un “looser” sommerso da multe e sanzioni, tasse e ingiunzioni di pagamento, buste e cartelle esattoriali; aprendole una dopo l’altra, leggendone le motivazioni, egli entra in una specie di trance e immagina di trasformarsi in una sorta di Joker, fino ad impugnare una mazza da baseball per farsi giustizia da solo, ma che infine si ritrova “solo con la sua giacca verde, chiuso in una stanza fatiscente, seduto ad una piccola scrivania illuminata di verde con l’unica certezza che da ora e per sempre non pagherà più... Niente“.
Il sound fresco, caratterizzato da riff di synth e tastiere, grazie all’arrangiamento di Edoardo Bruni, vuole proporre proprio una visione autoironica dei temi trattati, le stesse 4 frecce all'inizio del brano fungono da percussione, mentre basso e batteria, incisivi e martellanti, sottolineano la disperazione e la rabbia, fondendosi con la voce dell’artista, a volte rabbiosa, a volte riflessiva.
La musica forse non può cambiare il mondo, ma riempirlo di contenuti che sappiano cogliere elementi di realtà e di denuncia, con la debita energia e determinazione... E questo e ciò che vorrebbe essere “Molte Multe”.
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