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IL PREZZO DEL CAFFE' TRA CAMBIAMENTO CLIMATICO E GUERRA

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Se con la fine della pandemia si era diffuso un cauto ottimismo circa la ripresa dei consumi e dell'economia, nemmeno due anni dopo siamo a fare i conti con una realtà ben diversa.

Il cambiamento climatico è diventato di fatto una crisi globale con conseguenze di vasta portata i cui effetti si ripercuotono su vari settori, non ultimo l'agroalimentare e, nel dettaglio della nostra analisi, la produzione e la distribuzione di caffè.

 

Come sappiamo, il caffè è la bevanda più amata dagli italiani, ma non solo: nel mondo se ne consumano circa 2 miliardi di tazze ela sua popolarità non conosce crisi.La produzione della materia prima, il caffè verde, è diminuita in tutti i principali paesi produttori (Brasile, Vietnam, Etiopia) a causa del fallimento dei raccolti dovuto proprio alle temperature troppo alte o irregolari e il proliferare di parassiti distruttivi, che hanno alterato le condizioni naturali ottimali per la coltivazione della  pianta del caffè : le piante  crescono ad una temperatura media annua di 23 gradi per  l'arabica e 20,5 per la robusta e oggi siamo ben lontani da questa costanza climatica.

Tutte queste problematiche hanno come conseguenza un aumento dei prezzi del caffè, poichè la produzione è diventata più costosa.Non si tratta solo di un problema  di  approviggionamento per i Paesi importatori:la  crisi del  settore caffeicolo comporta anche ripercussioni negative sulle condizioni di lavoro nelle piantagioni poichè i produttori locali, a fronte di  guadagni inferiori, saranno meno incentivati ad investire e si rivolgeranno ad altre  tipologie di coltivazioni, più redditizie.Un mancato investimento coinvolgerà a ruota decine di milioni di impiegati nella filiera : trasporto, imballaggio, distribuzione, commercializzazione e somministrazione della bevanda nera.

A pagarne per primi il prezzo più alto saranno Vietnam  e Brasile colpiti l'uno da precipitazioni eccezionali e l'altro da ondate di calore straordinario. In questi due stati si producono le due varietà più diffuse di caffè l'Arabica e la Robusta che rappresentano quali il 99% della fornitura globale.Secondo le stime la metà dei terreni destinati alla coltivazione di queste due origini rischia di scomparire entro il 2050 proprio a causa del clima impazzito.

Il 2023 è stato l'anno record per la stagnazione della produzione di caffè, con una crescita ferma allo 0,1% e le previsioni dell'ICO (International Coffee Organization) per il 2024 sono ancora peggiori.

Quando parliamo di caffè e di aumento di  prezzi il cambiamento climatico che genera crisi nella produzione della materia prima non è purtroppo  l'unico problema  con cui dobbiamo confrontarci. Ad aggravare la già precaria situazione, l'inasprimento del conflitto arabo-palestinese in seguito agli eventi del 7 ottobre 2023 che ha riacceso le ostilità non solo tra i due  stati mediorientali, ma nell'intera area del Mar Rosso. Gli attacchi dei ribelli Houti(gruppo armato e politico dell'estremo nord dello Yemen) nel golfo costringono le navi commerciali  a circumnavigare l'Africa per evitare l'attraversamento del Canale  di Suez, con costi elevatissimi per  la navigazione, che  potrebbero ricadere sui consumatori finali.Meno navi, meno materia prima, più costi per trasportare i prodotti, senza contare i rallentamenti nell'export del prodotto finito: è questo lo scenario in cui sono costrette ad operare le aziende dell'universo caffè e dell'agroalimentare  in generale.La crisi nel Mar Rosso, infatti secondo il Centro Studi Divulga mette a rischio circa 5,3 miliardi di Euro di approvvigionamenti, ovverro il 9% delle materie prime agroalimentari importate dall'Italia.

Quali sono le  possibili soluzioni? Se per quanto riguarda  il conflitto arabo-palestinese dobbiamo sperare in una rapida soluzione pacifica e un nuovo equilibrio nell'area, lo scenario legato al cambiamento climatico preoccupa non poco tutti gli attori coinvolti nella filiera del caffè e sono al vaglio alcune possibili soluzioni.

Tra queste, la piantumazione di alberi da frutta vicino alle piantagioni per generare ombra e abbassare così le temperature; l'evoluzione genetica controllata della pianta  del caffè in una variante capace di resistere a temperature più alte o, al contrario, la coltivazione ad un'altitudine maggiore . Tutte le ipotesi per ora restano tali e , nel caso venissero adottate soluzioni alternative, bisognerebbe fare i conti con l'impoverimento degli attuali coltivatori, le cui attività verrebbero compromesse se non stroncat: saremmo allora di fronte ad una crisi umanitaria, oltre che economica, con buona pace della tanto decantata sostenibilità.

 

Articolo tratto dalla rivista dedicata al Vending  DAITALIA NUMERO 169

Tazzina 1

 

 

 

Letto 635 volte Ultima modifica il Mercoledì, 24 Aprile 2024 20:19
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