Le crolla addosso il mondo. Le sue certezze borghesi vanno in frantumi. Disperata corre a confidarsi con sua sorella Sabrina che ha un negozio di abbigliamento, ma trova in lacrime anche lei. Suo marito, avvocato, ha scoperto che lei lo tradisce. Infatti Sabrina è una donna non realizzata, non ha potuto avere figli, suo marito è un superficiale, così lei si è lasciata trascinare nell’alcool e nel tradimento coniugale. Le due sorelle per ritrovare un equilibrio decidono di andare in vacanza insieme nella villa che Marina ha a San Felice del Circeo. Insieme a loro parte anche Lorena, una giovane massaggiatrice di Marina alla quale hanno appena arrestato il fidanzato che a sua insaputa spacciava droga. Lorena è una brava ragazza del popolo, seria, che lavora per sopravvivere. È disperata e accetta di andare con Marina e Sabrina al Circeo dove guadagnerà qualcosa facendo dei massaggi e potrà trascorrere qualche giorno di vacanza al mare. Nella villa del Circeo arriva anche la terza sorella di Marina e Sabrina, si chiama Caterina e fa la costumista nel cinema. Lei è single perché ha sempre avuto sfortuna con gli uomini. Nella villa le quattro donne cercano di ritrovare un po’ di serenità. Ma durante la vacanza arriva un vicino di casa che farà saltare tutti gli equilibri. Si chiama Antonio, ed è uno scrittore. In realtà è un maschilista, cialtrone e bugiardo. Un uomo veramente deplorevole. Ma con il suo fascino perverso inizia tre relazioni segrete con le Tre Sorelle, le quali si innamorano di Lui. Alla fine però la verità verrà a galla e Antonio verrà estromesso dalla vita delle protagoniste. Dopo questa ennesima delusione ritroveranno l’affetto e la complicità tra sorelle. È un film sulla fragilità delle donne ma anche un ritratto dei loro sentimenti e della loro voglia di vivere. Una commedia romantica, piena di tenerezza, amarezza, ma anche di speranza per la condizione femminile.
NOTE DI REGIA
Per me, Tre Sorelle ha rappresentato una grande sfida. Era la prima volta che mi trovavo a fare un film tutto “al femminile”, senza l’aiuto di qualche grande comico nazionale. Si trattava di una commedia romantica e dover affidare la parte di “commedia” ad un cast quasi totalmente femminile rappresentava una grande novità. Alla fine, però, ho ottenuto il risultato che desideravo: avere in scena quattro donne che fanno davvero sorridere e talvolta addirittura ridere. Per riuscirci, ho dedicato molto tempo durante le riprese alla recitazione, per mantenere il “tono” sempre all’altezza delle intenzioni. E siccome le mie attrici erano bravissime hanno seguito la regia con rispetto e talento. Oltre alla commedia c’era il lato sentimentale. Per farlo venire fuori ho puntato tutto sulla sincerità delle interpreti. Ho chiesto loro di pescare nella loro sensibilità per far emergere le emozioni. Con l’unico attore maschio del film, in un ruolo di uomo spregevole, ho seguito un sistema infallibile: non essere moralista, non metterlo alla gogna.
(Enrico Vanzina)
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